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Emanuela Mari ed Ernesto Tedesco
Mentre la settimana si accinge a spegnere le luci e ad annunciare che domani sarà un altro giorno non di ordinaria follia né insignificante ma importantissimo, si spalancheranno le porte dell’Aula Pucci e di lì in avanti si terranno i massimi consessi cittadini dai quali uscirà la fumata bianca dell’approvazione del bilancio di previsione.
Tappa importante per il team del Primo Cittadino che avrà il suo bel (sic!) daffare per ordinare la strategia più efficace (ed efficiente) da applicare per affrontare alla grande il solo anno che manca alla fine della legislatura.
Come andrà non è dato sapere epperò le favolose gole profonde, che di quel che succede nel Palazzo sanno vita morte e miracoli, preannunciano che ne succederanno di cotte e di crude.
Insomma pioveranno novità a catinelle seppure non per tutti i componenti della maggioranza giacché si verificheranno situazioni poco piacevoli per chi verrà scaricato impietosamente.
Il dato certo (peraltro divulgato da tutti i media) è che il primo atto sarà quello del riassetto della Giunta.
E a tal proposito si fanno già i nomi che si troverebbero sulla graticola e che sarebbero, stando a quanto riportato sia da Il Messaggero che da Big Notizie (17 Marzo), i titolari dei Lavori Pubblici e dei Servizi Sociali, Roberto D’Ottavio e Cinzia Napoli.
Il punto, tuttavia, è che i due ormai da tempo vengono indicati le vittime sacrificali del sindaco “fornaio” (copyright il trio pentastellato D’Antò-Lecis-Lucernoni) che non intende per nessunissima ragione rinunciare ad un nuovo “rimpasto” (gli statitistici sostengono che si tratterebbe del settimo ossia del record assoluto nella storia delle amministrazioni comunali civitavecchiesi) anche se non è detto che alla fine debbano essere i soggetti di cui ci stiamo occupando a riempire gli scatoloni e ad uscire dalla scena politica.
D’Ottavio, tanto per riportare i sussurri e le grida delle gole profonde, parrebbe che stia facendo il diavolo a quattro pur di restare con le chiappe incollate alla poltrona del suo assessorato.
Che, tra l’altro, proprio adesso che sono partiti i lavori della riqualificazione dello Stadio “Fattori” (e la foto che l’ ha immortalato accanto a Tedesco e alle ruspe ne è la testimonianza) si sta godendo un irresistibile quarto d’ora di gloria come mai era capitato in precedenza.
Eppoi proprio in queste ultime ore starebbe diventando martellante la voce in base alla quale per uno dei massimi rappresentanti dell’establishment berlusconiano (il senatore Claudio Fazzone ?) il sacrificio del numero uno dei LLPP “non s’ha da fare” per nessunissimo motivo.
La stessa Napoli, inoltre, secondo Radio Pincio sarebbe parecchio stimata e soprattutto apprezzata per il proficuo lavoro prodotto fin qui e non mancano assordanti rumors che al riguardo danno per scontata la sua conferma e a saltare in aria a mo’ di tappo di spumante impazzito toccherebbe allora alla Picca, anche lei peraltro assai ammirata.
Sarà quindi davvero sfizioso vedere che razza di “rimpasto” finirà nel forno e se il Sindaco si rivelerà un “fornaio” stellato.
Non finisce naturalmente qui e andrà in scena il secondo atto in cui si dovrebbe eleggere il nuovo presidente del consiglio comunale.
Condizionale d’obbligo poiché non è stato ancora ufficializzato l’annuncio delle dimissioni da parte della Mari che, si mormora, lo diramerà dopo l’approvazione del bilancio.
I fedelissimi della componente del coro “Meno male che Silvio c’è” nonché prima tra i berluscones non eletti al Senato di ieri e “meloniana” per la pelle di oggi, si dicono comunque strasicuri che traslocherà definitivamente nella Capitale e si ha ragione di crederci senza il minimo dubbio perché sarebbe davvero singolare (ancorchè degna della più incommensurabile considerazione) la rinuncia ad undicimila euro lordi per novemila netti di stipendio.
Ciò detto non rimane che affidarsi ai superattendibili retroscenisti politici che hanno indicato in Cacciapuoti, Frascarelli, Perello e Mecozzi gli aspiranti alla successione della Mari.
Chi la spunterà ?
Chi vivrà vedrà.
Per il resto, ovvero il succitato riassetto della Giunta, bisogna aspettare che la pizza venga prima sfornata e poi assaggiata: se non delizierà il palato vorrà dire che il rimpasto è stato un impiastro.
E colui che lo ha causato non potrà certo strapparsi i capelli.
Che non ha. Buon tutto a tutti.