«Ancora uno schiaffo al nostro territorio già deturpato da pannelli solari a terra e pale eoliche, che ora dovrà fare i conti anche con un impianto di biodigestore, peraltro in un’area in cui sono presenti diverse aziende agricole, che non ne hanno alcuna necessità, ma rischiano di esserne solo danneggiate».Così lapresidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci, sul biodigestore che nascerà proprio a ridosso della via Francigena e dalle terme del Bagnaccioper la produzione di biometano. «Parliamo di un impianto di grandi dimensioni– prosegue- che avrà un importante impatto ambientale e avrà la necessiterà di una quantità di sostanze organiche considerevoli».
Ad essere messa nuovamente a rischio è la vocazione agricola, turistica e storico culturale della Tuscia da un impianto che produrrà oltre 4 milioni di metri cubi standard di biometano liquefatto all’anno e il timore è che in futuro il sito possa essere utilizzato anche per trattare i rifiuti solidi urbani.«Anche la scelta del sito ci lascia davvero perplessi –aggiunge Ranucci- Costruire un nuovo impianto in un’area, che, come tutta la Tuscia, è a forte vocazione agricola e turistica, metterà ulteriormente a rischio la presenza di turisti e pellegrini in questo caso. Non dimentichiamo, infatti, che la struttura non solo sarà realizzata nei pressi delle terme del “Bagnaccio”, ma anche dal teatro romano di Ferento e a poco più di un chilometro dalla via Francigena, che con il Giubileo sarà piena di pellegrini, ai quali offriremo una vista davvero mortificante con i lavori che saranno in corso e centinaia di camion che transiteranno al giorno in quell’area».
Quello che Coldiretti Viterbo continua a chiedere, inoltre, è un monitoraggio del territorio e una regolamentazione che possa individuare attraverso un piano vincolistico quelle che sono le aree non idee all’installazione degli impianti che producono energie rinnovabili. «Bisogna mettere un freno all’installazione selvaggia di pannelli fotovoltaici a terra –conclude Ranucci- che mangiano suolo agricolo produttivo, così come alle pale eoliche. Come Coldiretti con le nostre battaglie siamo riusciti ad ottenere importanti risultati, puntando all’installazione del fotovoltaico sui tetti dei capannoni.Proseguiremo a mantenere alta l’attenzione nella Tuscia, dove il futuro agricolo continua ad essere messo a rischio così come le sue produzioni di pregio, la sua vocazione turistica e culturale, che abbiamo il dovere di difendere dalle continue minacce, che continua ad arrivano da più parti, alle quali si aggiunge anche la volontà di trasformare questo territorio anche in un deposito di scorie nucleari».