Viterbo ha il suo patrimonio storico-artistico a rischio. E’ ormai cosa nota e, dopo il clamoroso crollo delle mura medievali nel 1997, che tuttora sono il fatto di epoca contemporanea più grave accaduto in ambito storico-artistico, questo mese di settembre verrà ricordato per tre episodi accaduti uno dopo l’altro: prima il crollo di una parte d’intonaco di un balcone di corso Italia la notte del 3 settembre in pieno trasporto della Macchina di Santa Rosa; quindi, il 5 settembre, lo sbriciolamento di una parte di muro di contenimento in via Santa Maria in gradi e, ultimo in ordine di tempo, il 20, il cedimento di un fregio araldico di Palazzo Brugiotti. Tra via Cavour e via Annio.

La situazione è grave e, solo per una casualità, gli oltre tre quintali del fregio storico non hanno provocato l’irreparabile se il rilievo fosse caduto addosso a qualcuno. Della gravità della situazione ne è consapevole l’assessore alla qualità degli spazi urbani del Comune di Viterbo Emanuele Aronne che non si nasconde ma, parlando di privati, ovviamente non ha strumenti diretti e coercitivi per imporre intervenire. Ma non sta con le mani in mano.

«Stiamo cercando di capire qual è la strada migliore, secondo le competenze del Comune – dice l’assessore Emanuele Aronne – per intervenire con specifiche ordinanze. Ma è un problema complesso e serve aprire un’ampia riflessione perché la grande prevalenza di edifici sono di proprietà di privati».

La maggior parte degli edifici e manufatti a valenza storico-artistica, infatti, non sono di proprietà pubblica ed è soprattutto la dedizione e la cura dei singoli privati che è alla base della messa in sicurezza e restaurazione di tanti manufatti medievali, rinascimentali o sette-ottocenteschi. «Su fatti come i recenti crolli c’è poco da aggiungere – dice ancora l’assessore Aronne – si tratta dell’ennesimo edificio privato che nel tempo e, soprattutto, per mancanza di manutenzione, purtroppo mostra i segni del tempo. È una cosa che inizia a preoccupare anche perché, a Viterbo, i palazzi vecchi ce ne sono tanti e va fatto un serio approfondimento». Aronne è anche velatamente critico con i privati perché gli incentivi economici per fare intervenire i privati ci sono stati ma, nella grande maggioranza dei casi, non sono stati utilizzati.

«Il rammarico è che quando c’erano dei bonus importanti – dice ancora Aronne – come quello al 90% che permettevano ai privati di rifare le facciate, una scontistica inimmaginabile e che non ci sarà mai più, non si è dato seguito agli interventi e questo porta a far sì che il centro storico abbia un ulteriore problema. Il fatto che questi episodi stanno succedendo uno dopo l’altro certamente preoccupa ma il problema è complesso e va fatta, come ho già specificato, una seria riflessione generale».