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«Il rischio che ben 95.000 metri cubi di scorie nucleari vengano collocati nella Tuscia non è un’ipotesi lontana, è una possibilità reale. E come tale va affrontata, senza tentennamenti e senza ambiguità». La consigliera Luisa Ciambella interviene così rispetto alla nascita del comitato No scorie di Viterbo.
«La Tuscia ha già dato - prosegue - Siamo una terra che produce il 78% delle energie rinnovabili della Regione Lazio. Una terra che ha saputo accogliere, che ha investito nell’ambiente, nell’agricoltura, nella cultura, e che oggi rischia di essere ripagata con una discarica radioattiva che comprometterebbe il nostro patrimonio ambientale, sociale, economico e culturale».
Ciambella ricorda che «come rappresentante del gruppo Per il Bene Comune e del Movimento Civico Rocca Presidente, siamo stati in prima linea in questa lotta, spesso in totale solitudine. Oggi, fortunatamente, siamo molti di più. Ma la verità dei fatti va riconosciuta: se siamo arrivati fin qui, è grazie al lavoro costante, silenzioso e determinato di comitati, tecnici, associazioni e cittadini, spesso dimenticati dalla politica, ma sempre presenti».
Ciambella sottolinea che «è grazie a loro se la Provincia di Viterbo e la Regione Lazio hanno potuto fare ricorso contro l’inserimento dei nostri siti tra quelli candidati a ospitare il deposito. Un ricorso frutto di testa, competenza e anche sacrifici economici. Non è stata la politica a muoversi per prima, ma la società civile». La consigliera poi annuncia che «la Regione Lazio ha provveduto a presentare, attraverso i propri uffici, ulteriori osservazioni al Ministero, ribadendo con fermezza che questo non è il territorio adatto a ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. È un ulteriore passo avanti, concreto e determinato, che ho seguito personalmente insieme al presidente Rocca, senza clamore, ma con grande impegno». Ciambella rimarca che «oggi, finalmente, possiamo dire che la Regione Lazio c’è. C’è con gli atti. C’è con la coerenza. Con la delibera 173 del 2023, che ha segnato una svolta netta rispetto alla gestione precedente. Siamo passati da 95 richieste per nuovi impianti Fer a sole 4». Ciambella rileva che «la partita non è finita. Siamo a un bivio decisivo. Dobbiamo unire le forze: politica e tecnica, istituzioni e cittadini. Serve concretezza, serve conoscenza. Serve che i tecnici siano messi in condizione di lavorare con dati aggiornati, con strumenti adeguati, per produrre una documentazione che sia inattaccabile».