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Decisa presa di posizione di Federalberghi contro il deposito di scorie nucleari nella Tuscia. Ricordando che la Cnai, la Carta nazionale delle aree idonee ad accogliere il deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi, ha individuto 21 aree nel Viterbese idonee ad accogliere la struttura, l’associazione di categoria sottolinea che “finora a nulla sono valse le iniziative intraprese a partire dal gennaio 2021 dagli stakeholder pubblici e privati della provincia e finalizzati a contrastare le scelte della Sogin, la società interamente partecipata dallo Stato e responsabile della procedura di selezione delle aree idonee ad accogliere il deposito nazionale”.
“Tutte le analisi redatte da tecnici qualificati, la partecipazione al seminario nazionale, gli appelli alle istituzioni sono ad oggi risultati inefficaci nell’intento di modificare le indicazioni della Sogin - prosegue Federalberghi - Ormai la fase della ricerca del confronto tecnico è terminata e la palla passa in mano alla politica, che pur tenendo conto della unanime opposizione delle aree indicate nella Cnai, è obbligata a procedere ad una scelta. Si tratterà di una scelta che avrà una forte connotazione politica, ma dovrà anche mantenere un credibile profilo istituzionale e di aderenza alle normative. In questo senso, a dimostrazione della inconsistenza della procedura addotta da Sogin nella individuazione delle aree, il governo ha dovuto allargare le possibilità di scelta, oltre quelle previste dalla Cnai, e si è dotata di un provvedimento legislativo (DL 181/2023) che consentirà l’autocandidatura di territori oggi esclusi dalla Cnai”.
L’associazione osserva come “le altre Regioni e le Province coinvolte nella Cani hanno già fatto sentire la propria voce, mettendo ben in chiaro pubblicamente la propria posizione di contrarietà. Auspichiamo - dice - che la Provincia di Viterbo e la Regione Lazio con determinazione si facciano sentire, dando seguito a quelle intenzioni di azioni ed iniziative più volte annunciate ma ancora non attuate”.
Federalberghi Viterbo fin dall’inizio della vicenda, dopo aver acquisito pareri tecnici puntuali e qualificati, ha espresso la propria contrarietà e ha attivamente partecipato alle iniziative messe in atto in Provincia per contrastare le scelte di Sogin riguardo ai territori della Tuscia.
“Va ancora una volta sottolineato - continua Federalberghi - che al di là di tutte le altre valutazioni di ordine tecnico, debbono essere effettuate anche considerazioni di ordine economico e sociale, tenendo ben presente le conseguenze derivanti dalla realizzazione del Deposito sull’intero territorio provinciale e basate sul danno di immagine e sul rischio percepito, a fronte dei supposti benefici economici correlati. Il turismo rappresenta uno dei cardini trainanti della provincia, e soltanto ora, dopo il nefasto triennio Covid, sta dimostrando, grazie alla resilienza e alla capacità degli operatori del settore, di poter tornare a crescere significativamente”.
“L’aggressione al territorio della Tuscia da parte dello sviluppo incontrollato delle Fer, dalla espansione delle discariche, dal rischio di aggressione anche dei litorali con le nuove proposte di giganteschi impianti eolici offshore, unitamente al rischio della realizzazione del deposito nazionale - aggiunge l’associazione - può compromettere definitivamente i settori trainanti dell’economia della provincia, fra i quali il turismo, rappresenta uno dei cardini principali”.
Federalberghi Viterbo si dichiara quindi contraria alla realizzazione del deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi sul territorio provinciale nella piena consapevolezza della errata impostazione dei criteri di scelta e ”resta determinata - fa sapere - nella volontà di partecipare a tutte le iniziative necessarie a difendere nei limiti della ragione il territorio e la sua integrità, quali fonti primarie dell’economia della provincia”.
Federalberghi auspica, altresì, che le istituzioni provinciali e regionali si adoperino, analogamente a quanto sta accadendo per le altre regioni coinvolte nella Cnai, ad assumere una posizione netta di contrarietà alla scelta di aree nella provincia di Viterbo e a facilitare il Governo nella individuazione di quelle soluzioni alternative oggi ventilate, dalle quali potrà nascere una scelta probabilmente più giusta e condivisa rispetto alla situazione impositiva che si va delineando.