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Scontro tra garantisti ‘veri’ e garantisti ‘di facciata’.
Le reazioni, tutte interne all'opposizione, sono scaturite a seguito delle dichiarazioni della sindaca.
Chiara Frontini, come le era stato espressamente richiesto in precedenza, ha aggiornato l’aula sull’esito dell’udienza preliminare del 21 novembre in cui si decideva per un eventuale rinvio a giudizio sia della prima cittadina sia del marito Fabio Cavini per il reato di minaccia a corpo politico in concorso relativo alla vicenda Bruzziches.
Una cena dei veleni diventata un caso giudiziario a causa delle esternazioni proferite soprattutto da Cavini e registrate dal consigliere Bruzziches, poi passato in minoranza. I
n apertura dei lavori consiliari, l’inquilina di Palazzo dei Priori ha quindi tenuto ad «aggiornare formalmente» l’aula comunicando l’esito dell’udienza: “Una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”.
Immediata la puntualizzazione del consigliere del gruppo misto Marco Bruzziches, costituitosi parte civile all’udienza insieme alla moglie.
»Non si tratta di un provvedimento conclusivo, fa riferimento solo al capo d’imputazione avanzato dalla procura» ha specificato, aggiungendo che «qualora dalla denuncia si raffigurino altre ipotesi di reato si apre un altro capitolo».
«Mi riservo anche di avviare un procedimento civile» ha concluso perentorio.
A seguire l'intervento sulla vicenda da parte di Alvaro Ricci, capogruppo Pd, che di fatto ha dato fuoco alle polveri, innescando un botta e risposta tra i gruppi di minoranza. Il dem ha tenuto a sottolineare la posizione del gruppo: «Noi del Pd siamo garantisti veri. Non abbiamo firmato la mozione di sfiducia nei confronti della sindaca perché era strumentale, stimolata dalla vicenda giudiziaria, e rimarcava un finto garantismo».
Secca la replica del leghista Andrea Micci al riferimento, nemmeno tanto velato, di garantismo di facciata.
«Rivendico la mia richiesta di dimissioni della sindaca ma della vicenda giudiziaria non me ne frega nulla. Ho letto la trascrizione delle registrazioni e non posso ignorare quelle frasi dette da Cavini che hanno un peso, visto che è considerato lo spin doctor del movimento. Per me un sindaco che ha quei pensieri non merita di governare la città».
«Non c’entra nulla la vicenda giudiziaria - ha ribadito - ma il contenuto politico, il vero pensiero del movimento è uscito in quelle frasi».
Sulla lunghezza d’onda di Micci, Laura Allegrini, capogruppo di Fratelli d’Italia. «Le sentenze non si commentano, se ne prende atto o si impugnano. Nella mozione di sfiducia non c’era alcun richiamo alla vicenda giudiziaria. La questione però va spostata dal giudiziario all’aspetto etico e morale”» ha affermato per poi dichiararsi «dal punto di vista politico amareggiata dalle frasi dette a quella cena».
Melania Perazzini, capogruppo del Patto civico, ha voluto sottolineare che «come maggioranza abbiamo sempre avuto fiducia nella sindaca, nella sua integrità, e nella magistratura» e rassicurare che «abbiamo continuato a lavorare con il rispetto che Viterbo e i cittadini meritano».
I lavori dell’assise sono poi entrati nel vivo dei punti all’ordine del giorno. Via libera all’unanimità all’adeguamento Istat sui prezzi di cessione in proprietà o in diritto di superficie delle aree e al piano utilizzazione aziendale relativo a capannoni e strutture agricole in località Bagnaccio su una superficie di 8 ettari.
Mentre la delibera, propedeutica al bilancio di previsione, sulle aliquote Imu - invariate rispetto allo scorso anno - i cui accertamenti effettuati sull’annualità 2019 sono stimati in 3,5 milioni di euro è stata approvata a maggioranza con il voto contrario del Pd e le astensioni di Fratelli d’Italia, Micci (Lega) e Marini (FI-Udc-Fondazione).