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«Ormai siamo di fronte ad una ripetizione di fenomeni che dovrebbero convincere anche i miscredenti, passiamo dal freddo alla siccità e sono due fenomeni che hanno un grave impatto sulla situazione agricola e le produzioni». Il presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, Famiano Crucianelli, interviene sui nuovi fenomeni atmosferici che, in poche ore, hanno portato il clima da temperature estive ad invernali con nuovi rischi per l’agricoltura della Tuscia. «Siamo al terzo-quarto anno di un clima che compromette la nostra produzione – dice ancora Crucianelli – che, storicamente, contribuisce alla ricchezza del nostro territorio. Questo dovrebbe indurre ad una doppia riflessione: da una parte la profondità di tali processi, tutti noi dobbiamo ragionare su come affrontare questa variazione climatica ed avere l’esatta consapevolezza di prevenire fenomeni ben più gravi per il futuro. Se si farà finta di nulla, nel giro di pochi anni, andremo incontro a problemi serissimi. Quindi, come noi denunciamo da anni, non solo si è fatto un errore nell’applicare la monocoltura intensiva della nocciola in molti paesi della Tuscia ma, poi, anche il grave errore di esportarla in zone che sono del tutto fuori dalla vocazione per questa produzione». In merito a quest’ultimo punto per Crucianelli la situazione è grave perché «tutto ciò ha portato all’abuso dell’uso dell’acqua: se ciò era quasi sostenibile negli anni passati, oggi non più. Serve cambiare perché, se come è presumibile, anche quest’anno sarà un clima torrido avremo una forte siccità e difficoltà serie con l’acqua».
Il presidente del Biodistretto denuncia che già ci sono problemi sulle falde ed i ruscelli e servono azioni responsabili per invertire la tendenza del cambiamento climatico, «mentre molti fanno l’opposto attaccando la Commissione europea che postula di intervenire con processi di natura chimica e biochimica legati alle produzioni per evitare di aggravare ancora di più l’emissione di anidride carbonica. Da noi sono prioritarie la diversificazione produttiva e la trasformazione dei prodotti». Crucianelli rimarca la necessità di non coltivare soprattutto la nocciola in luoghi non adatti che possono creare squilibri «come quelli che abbiamo già avuto e che provocherebbero produzioni e situazioni non più sostenibili».