PHOTO
L’aumento occupazionale osservato nella Tuscia durante il 2021 (+1,9% sul 2020), che aveva portato le lavoratrici e i lavoratori a quota 111.300 unità, trova conferma anche nel 2022, con gli occupati che si attestano a 114.700 unità, circa 3.400 posti di lavoro in più. Si tratta di un valore analogo a quello del 2018. Questo e altro emerge dal dossier che la Uil del Lazio e l’Eures hanno realizzato per analizzare il mercato del lavoro nel Lazio e nelle sue province.
La crescita in termini assoluti della Tuscia trova conferma prendendo in considerazione il tasso specifico di occupazione, che si attesta al 58,4% (+2,1 punti percentuali sul 2021), risultato che tuttavia si mantiene strutturalmente al di sotto del valore regionale e nazionale (61,8% e 60,1%).
«Focalizzando l’attenzione sulla prospettiva di genere – dice Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo – dal dossier emerge come l’incremento occupazionale del 2022 sia stato determinato interamente dalle lavoratrici, che hanno mostrato una variazione del più 8,2 per cento, pari a 3.500 mila unità in valori assoluti, laddove tra i maschi si è invece osservata una variazione di segno opposto, pari al meno 0,2 per cento, che in termini assoluti significa la perdita di 100 posti di lavoro».
Analizzando invece l’ultimo quinquennio (2018-2022), la prospettiva settoriale evidenzia i comparti più dinamici: quelli che hanno accresciuto il proprio peso occupazionale sono stati l’agricoltura, che nel 2022 è arrivata ad assorbire il 7,1% (8.100 unità in valori assoluti) dell’occupazione provinciale, e l’edilizia, cui afferisce il 7,4 per cento (8.500 occupati) dei lavorator, soprattutto per via dell’agevolazione fiscale del superbonus. Sul fronte opposto, manifatturiero (dove nel 2022 è stato occupato il 12 per cento dei lavoratori) e servizi (che hanno assorbito il 73,5% del totale) mostrano segnali di sofferenza: nell’arco dell’ultimo quinquennio, infatti, le rispettive quote di occupati si sono ridotte del 2,4%, in controtendenza rispetto al valore regionale che cresce di 4,1%, e del 3,4%.
«Se è vero che l’occupazione è cresciuta – prosegue il sindacalista – altrettanto non possiamo dire della qualità del lavoro che è stata offerta alle persone di Viterbo e provincia». Dal dossier emergono i dati relativi alle attivazioni contrattuali, che nel 2022 sono arrivate a 18.657. Ma solo una nuova attivazione su quattro (4.780 in valori assoluti) ha avuto carattere stabile, o tempo indeterminato oppure di apprendistato. Il 74,4%, pari a 13.877 in termini assoluti, dei contratti attivati nel 2022 si configura come precario: i contratti a tempo determinato rappresentano il 51,9% delle nuove attivazioni, quelli stagionali l’11%, quelli di somministrazione il 2,9% e, infine, quelli intermittenti il restante 8,6%.
Uno sguardo alla disoccupazione e all’inattività. Lo scorso anno a Viterbo e provincia i disoccupati si sono attestati a 9.200 unità, meno 4.400 unità rispetto al 2021. Per quanto riguarda le persone che non lavorano né sono in cerca di occupazione, Viterbo registra una lieve contrazione pari al -0,2%, pari a oltre 100 unità in meno in valori assoluti.
«Superbonus, contratti precari e non solo – conclude il sindacalista – Il calo della disoccupazione è anche legato alle dinamiche demografiche. La natalità, ad esempio: dal 2011 al 2021 i nati nel Lazio sono scesi di oltre 17mila unità. E infine non va dimenticato che nell’intera regione oltre 4mila giovani tra i 18 e i 39 anni hanno trasferito la propria residenza all’estero, mentre altri 10mila si sono trasferiti in un’altra regione italiana”.