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Sebbene la Tuscia dal 2022 ad oggi non abbia fortunatamente registrato casi di femminicidio, la provincia non può certo dirsi immune da questo ripugnante fenomeno, prova ne sono i due tristi episodi avvenuti nel 2019 e nel 2021. I femminicidi sono la punta dell’iceberg, l’ultimo atto di una lunga serie di violenze di carattere economico, psicologico fisico e sessuale. Sotto questo aspetto nel quinquennio che va da 2018 al 2022 sono state 137 le denunce di violenze sessuali.
Lo scenario emerge dal dossier realizzato dalla Uil del Lazio e dall’Istituto di ricerca Eures in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
«Non solo - spiega Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo - dal nostro dossier emergono anche i numeri delle denunce per percosse (337 nel quinquennio oggetto di studio), quelle per lesioni (1712) e per minacce (1964)». Sono i reati spia, quelli subiti prevalentemente dalle donne e che appunto in un crescendo di violenza possono sfociare nel femminicidio. Se consideriamo poi gli stereotipi, ancora duri a morire, le differenti retribuzioni, la divisione dei ruoli, ecco che la condizione di subalternità rischia di alimentare la violenza di genere.
Uno sguardo ai numeri regionali: dal 2019 ad oggi nel Lazio si sono registrati 59 femminicidi e più di 2500 violenze sessuali. Mentre nel 2022 le denunce per percosse, lesioni dolose e minacce sono state rispettivamente 1168, 5769 e 6221. «Serve formazione - conclude Il segretario Turchetti - formazione significa comprendere il concetto di pari opportunità, vale a dire stessi diritti e stesse opportunità».