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Dies Natalis al grande debutto. E’ febbrile l’attesa per la nuova creazione di Raffaele Ascenzi che accompagnerà la città anche nell'anno del Giubileo. Per la sindaca Chiara Frontini «ogni anno il 3 settembre è ovviamente una grande emozione ma quest’anno ancor di più con la nuova Macchina che riteniamo ci rappresenti e rappresenti quello che la città ha scelto e vuole essere. Ossia una Macchina che innova, che è cambiamento.
Una Macchina che è dirompente e che allo stesso tempo è tradizionale e fonda le radici del proprio concepimento nella iconografia e nell’identità più profonda della città di Viterbo.
Quindi Dies Natalis credo rappresenti pure lo spirito con cui anche il consiglio comunale ha voluto dare mandato ai progettisti di sfidare il proprio genio creativo. Quindi una Macchina che incarnasse i valori più alti della spiritualità, del Giubileo universale, del patrimonio immateriale dell’Unesco, dell’universalità e perciò una Macchina che ascende, che punta verso il cielo con questa narrazione dei momenti più importanti della vita e della morte. Incarna tutto questo: innovazione e identità e credo siano dei bei messaggi per la città di Viterbo ed è esattamente quello di cui ritengo la città di Viterbo abbia bisogno».
Cosa rappresenta l’appuntamento con Santa Rosa per la sindaca Frontini?
«Rappresenta un momento di riflessione su se stessi come persone e in questo caso anche come incaricati di un mandato pubblico. Questa è la parte più intima, non tanto del Trasporto del 3 dato che non hai tempo di riflettere, ma del percorso che ci avvicina alla sera del 3 settembre.
Questo incontro che si fa sempre più quotidiano con Santa Rosa e i suoi valori è un momento di profonda riflessione e di profondo contatto con se stessi come esseri umani e come in questo caso anche servitori dello Stato e della città».
E come Chiara?
«E’ quanto di più vicino io sento di avere alla mia identità di cittadina viterbese. Credo non sia nascosto a nessuno quanto sia profondo e viscerale il legame che c’è tra Chiara e il trasporto della Macchina di Santa Rosa e a tutta la liturgia che ruota attorno al Trasporto, alle minimacchine, al futuro di questa importantissima tradizione, al santuario. Proprio con i facchini nella cena tecnica abbiamo detto che Viterbo è santa Rosa e santa Rosa è i suoi facchini e quindi i facchini sono Viterbo in questo periodo e tutto questa comunione di identità è veramente qualcosa che, se vissuto con il cuore aperto, riesce a donarci delle emozioni per cui vale veramente la pena combattere ogni giorno contro tante difficoltà».
Santa Rosa sembra avere il potere di unire effettivamente l’intera comunità e le istituzioni.
«E l’augurio che mi sento di fare quest’anno più che mai alla città di Viterbo in occasione di questo Trasporto è proprio questo. Quello di difendere Viterbo come difendiamo Santa Rosa e il trasporto della Macchina. Perché se nella quotidianità degli altri 364 giorni è giusto che ognuno abbia le proprie convinzioni, che possa esprimere delle posizioni anche di contrasto rispetto a delle scelte che fa l’amministrazione, ma anche tutti quelli che operano a vario titolo nell’ambito pubblico, è altrettanto vero che distruggere sistematicamente ogni decisione più o meno coraggiosa, non può essere sempre tutto sbagliato, fa male alla città, alle sue potenzialità di crescita, fa male al suo orgoglio. Quindi l’augurio che faccio alla città, in particolare per questo Trasporto, è quello di difendere Viterbo come difendiamo Santa Rosa e di essere orgogliosi di Viterbo come siamo orgogliosi del trasporto della Macchina di Santa Rosa.
Fare questo moto di difesa della propria identità significa riuscire piano piano a trasportare lo spirito del 3 settembre anche negli altri 364 giorni. Il che non significa essere sempre d'accordo ma significa mettere Viterbo al primo posto perché Viterbo è ciò che conta».
Le forme architettoniche di Dies Natalis richiamano quelle delle Macchine del passato e quest’anno è stata ripresa anche un’altra tradizione: riportare più gente in piazza.
«Ci sono state diverse novità per questo 2024. Ovviamente la prima è la Macchina che è un esempio di innovazione ma allo stesso tempo di radici e identità. Abbiamo ritenuto, di concerto con il Sodalizio, che la vera identità del Trasporto sia un evento di comunità, di popolo quindi non necessariamente uno spettacolo da seguire comodi. Questo è quello che ci permette di farci sentire l’uno con l’altro, sentire la viterbesità di quei momenti che credo rappresenti anche un’esperienza per il turista che viene. Un approccio del vissuto della Macchina di Santa Rosa per vivere l’autenticità dell’esperienza e il vero carattere originario del Trasporto.
Poi c’è il ritorno, dopo tanti anni, della tombola del 4 settembre e l’iniziativa del premio per i cittadini originari di Viterbo che vivono all’estero o in un’altra città. Un’idea che ha come sfondo morale e ideale quello di dare valore alle radici».