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LADISPOLI – Nessun incidente per la difesa e per l’imputato, l’ammiraglio della Marina a capo dell’esercitazione ad ottobre del 2018 quando Alessandro Ognibene, kitesurfer, venne ferito sulla spiaggia ladispolana di Torre Flavia dopo il passaggio di un Chinook. Tecnicamente per la postazione di comando, o meglio chi era a capo dell’addestramento nominato “Notte Scura 2018” «nessuno tra gli elicotteri si era disallineato dalla rotta» e poi «i piloti avevano tutti rispettato i compiti che gli erano stati assegnati volando ad un’altezza di 500 piedi in base alle regole del volo», circa 150 metri d’altezza. Questo quanto risposto davanti al giudice di pace di Civitavecchia. Tre sono gli imputati, oltre all’ammiraglio «per non aver adottato le cautele necessarie – è appunto l’accusa - a garantire la sicurezza delle attività e l’eliminazione di situazioni di pericolo a cose e persone», anche due piloti dell’elicottero. La difesa in questo procedimento punta sostanzialmente sul «colpo di vento» e non ad un vortice del bipala che, secondo l’accusa, avrebbe aspirato in aria lo sportivo per almeno dieci metri fino a farlo crollare sulla sabbia provocandogli fratture su tutto il corpo e 90 giorni di prognosi. Tanti i misteri ancora non chiariti in questa vicenda. Intanto sul velivolo dell’incidente non c’era la scatola nera. Sul secondo mezzo in formazione i dati sarebbero stati sovrascritti il giorno dopo mentre il terzo elicottero maltese ha lasciato l’Italia. In più secondo i testimoni che hanno già sfilato in aula davanti ai giudici, il pilota sarebbe tornato indietro dopo il ferimento di Ognibene. Altro elemento insolito che si scontra in qualche modo con la tesi che nessuno tra i militari si sia accorto di nulla. Anche il sindaco di Ladispoli ha deposto in aula affermando in sostanza di «non aver ricevuto alcuna comunicazione riguardo all’esercitazione» e di conseguenza di non aver predisposto «nessuna ordinanza per impedire l’accesso dei cittadini in spiaggia». È una vicenda senza precedenti in Italia oggetto di inchiesta della procura ordinaria, militare e della Nato dato che alcuni, tra gli oltre 10 velivoli in addestramento, appartenevano a forze straniere. Anche il ministero della Difesa aveva annunciato l’avvio di una indagine. Inchiesta interna però che – come per ammissione dello stesso imputato – si è conclusa con il «non incidente».