CIVITAVECCHIA – Gare di appalto e project financing di Ater e Comune di Civitavecchia sotto la lente di ingrandimento.

Per motivi diversi, sono al vaglio dell’autorità due appalti che hanno un comune denominatore nell’impresa che dovrà realizzare le opere. Si tratta rispettivamente della demolizione e ricostruzione dei due palazzi Ater di via XVI settembre e dei 3000 loculi del nuovo cimitero.

Come detto, entrambi i procedimenti amministrativi presenterebbero aspetti “da approfondire”.

Per quanto riguarda l’appalto da oltre 6 milioni di euro, relativo ai due immobili da anni al centro di polemiche, essendo state “sfollate” oltre 40 famiglie di inquilini Ater, l’aggiudicazione dei lavori è ancora provvisoria: c’è stato accesso agli atti da parte di almeno uno degli altri partecipanti alla gara e non è da escludere un ricorso in sede amministrativa da parte della ditta seconda arrivata.

In questo caso le perplessità riguarderebbero in particolare due aspetti: la riapertura dei termini per partecipare alla gara, decisa poche ore prima della scadenza e che a quanto pare, leggendo gli atti pubblicati sul sito dell’Ater, sarebbe stata motivata solo per consentire ad un determinato operatore di presentare offerta, in violazione del principio della par condicio e considerando anche che poi la gara è stata vinta proprio da chi aveva chiesto il prolungamento dei termini per partecipare, non essendo in grando, alla scadenza naturale, di presentare una offerta o più probabilmente di avere i requisiti soggettivi richiesti dal bando. Il secondo aspetto controverso riguarderebbe proprio i requisiti: non è regolare l’avvalimento o la partecipazione ad una gara di una impresa in concordato preventivo, senza autorizzazione del giudice. E l’impresa vincitrice, non avendo le certificazioni necessarie per un appalto di importo così elevato, si è avvalsa delle qualifiche di un’altra ditta che però risulta in concordato preventivo. E’ quindi necessario che il giudice del concordato abbia preventivamente autorizzato l’avvalimento.

Per quanto concerne invece i loculi, il contenzioso si era già aperto in sede amministrativa (il Tar non ha riconosciuto le ragioni dei ricorrenti ed ora si dovrà esprimere il Consiglio di Stato, ndr) e l’ultima novità è il fatto che il rup, l’architetto Collia, nel frattempo dimessosi da dirigente dell’Urbanistica, fosse stato condannato per peculato: l’Anac, l’autorità nazionale anti corruzione è chiara: “Il Rup nell’esercizio delle sue funzioni è qualificabile come pubblico ufficiale. Le funzioni di Rup non possono essere assunte dal personale che si trova in conflitto di interesse, né “dai soggetti che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato”, per reati contro la pubblica amministrazione, il primo dei quali, in ordine di codice, è proprio il peculato. Ulteriori dubbi che sono emersi all’indomani dell’approvazione, in consiglio comunale, della delibera illustrata dal vicesindaco Manuel Magliani relativa alla dichiarazione di fattibilità e pubblico interesse, con l’individuazione del promotore dell’opera, del project financing “Realizzazione nuovo ampliamento cimitero di via Braccianese Claudia”.

L’amministrazione quel giorno decise di sospendere la discussione e il voto di altre due delibere a firma del dirigente, ma non quella sui loculi, già oggetto di ricorso amministrativo in quanto la proposta di project financing di un’Ati composta da ditte locali per circa 10 milioni di euro di opere fu dichiarata “improcedibile” - la scorsa estate a firma del dirigente in persona - e procedibile invece quella della società di Chieti che poi sarebbe stata scelta dal Comune, dopo anche il cambio di Rup, con il subentro di Collia. Il progetto da 10 milioni di euro da parte delle imprese locali - circa il doppio a quanto pare rispetto a quello di cui si è discusso poi in consiglio comunale - contava oltre 4000 loculi, 420 ossari, 180 nuove cappelle gentilizie, una settantina di nuove cripte, una cappella per funzioni religiose, un monumento laico, un’area verde destinata alle urne biologiche, con manutenzione della struttura di via Braccianese Claudia, e con una royalty del 3% a favore del Comune sui ricavi, maggiore rispetto all’altro progetto.

Una vicenda che prosegue quindi il suo iter in sede di giustizia amministrativa, ma che non è escluso che possa avere anche risvolti diversi, visto che proprio qualcuno tra i rappresentanti delle ditte interessate aveva dichiarato, dopo gli ultimi sviluppi, di voler valutare con i propri legali la possibilità di presentare un esposto all’autorità giudiziaria.

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