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CIVITAVECCHIA – Un consiglio comunale aperto sul possibile futuro della città, non troppo partecipato, al netto dei tecnici, parti sociali e datoriali. La seduta di oggi all’aula Pucci sul progetto di eolico offshore ha messo in evidenza e confermato che le tempistiche non coincidono con lo switch off dal carbone della centrale di Tvn. Dall’addio al carbone, nel 2025, alla messa a terra dell’eolico offshore, senza ostacoli e con autorizzazioni celeri presumibilmente nel 2029, passano almeno quattro anni. E nel frattempo? Sicuramente risposte serie e concrete deve darle Enel. In questo senso è stato richiesto dalla consigliera regionale Mari di chiamare l’azienda elettrica in un consiglio comunale aperto urgente, chiamando direttamente presidente ed amministratore delegato di Enel alla Pucci. «Evidentemente - ha spiegato la consigliera regionale - le risposte fornite in Regione Lazio e al Ministero non bastano più alla città. È fondamentale convocarli, non possiamo essere inerti. Convochiamo Enel in modo forte e chiaro e vediamo se almeno a questo tavolo partecipano». Un appuntamento da calendarizzare, certo, ma il tempo continua a passare. Ed il 2025 è ormai dietro l’angolo. «È la politica a dover dire ad Enel cosa fare - hanno evidenziato diversi consiglieri comunali di opposizione - non possiamo aspettare».Ad illustrare nel dettaglio il progetto di eolico offshore è stato Giorgio Di Liddo, Development Director di Eni Plenitude, che ha illustrato l’iniziativa del consorzio GreenIT, composto da Eni Plenitude, Cassa Depositi e Prestiti e Copenhagen Infrastructure Partners, l’impianto galleggiante a circa 30 chilometri dalla costa, e che sarà composto da 28 turbine che svilupperanno una potenza complessiva di 540 megawatt. «Sul fatto che l’eolico sia un’ipotesi meravigliosa siamo tutti d’accordo - ha commentato il sindaco Tedesco - ma è necessario capire come l’eolico può entrare nel meccanismo di dismissione di Tvn, in che tempi e cosa può portare». Un’analisi tecnica l’ha fornita il presidente dell’Adsp Pino Musolino, partito da un asusnto: «Ci troviamo di fronte ad una interessante ipotesi progettuale che vogliamo tutti trasformare in progetto - ha spiegato - c’è un disallineamento temporale, è evidente. Non è la soluzione o la sostituzione immediata al phase out dal carbone. Potrà produrre i 1200 posti di lavoro a partire dal 2028-2029: e cosa diremo nel frattempo ai lavoratori? Il consorzio oggi parla della parte a mare, ma nel frattempo non è mai arrivata una richiesta per la parte a terra. Inoltre non c’è certezza ancora di finanziamenti». Con i problemi già evidenziati e legati al carico di banchina non adeguato ad oggi, Musolino ha ricordato comunque le azioni che l’Adsp ha messo in campo in questi mesi, in maniera «proattiva. Abbiamo una darsena servizi completata, che non sarà attiva fino all’apertura a sud - ha spiegato - in caso di richieste formali, potremmo pensare ad usarla come “ponte” per dimostrare quanto crediamo nel progetto. Abbiamo poi fatto uno studio, un Documento preliminare alla progettazione, che considera la possibilità di opere destinate all’eolico offshore». Nel frattempo? Come proposto da Giancarlo Turchetti (Uil) «dobbiamo imporre ad Enel di iniziare con la demolizione di un gruppo e la bonifica dell’area, per dare continuità a questi lavoratori».
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