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Sarebbe stato ucciso per pochi spiccioli e una sigaretta, raggiunto da cinque fendenti mentre era su un panchina sotto la sua abitazione insieme a un amico. Renzo Cristofori, 68 anni, ex netturbino, è morto mercoledì sera intorno alle 22 in via Mazzini. Nonostante il tempestivo intervento dei sanitari del 118 per lui non c’è stato nulla da fare. Troppo gravi le ferite inferte dall’aggressore. Cristofori è morto raggiunto da cinque fendenti.
Sul posto sono giunti anche i carabinieri di Ronciglione che poco dopo hanno fermato un 31enne, Ian Patrick Sardo, che abita a una cinquantina di metri di distanza dalla vittima. Il delitto si sarebbe consumato davanti agli occhi di un amico di Renzo Cristofori. «Stavamo parlando qui e Renzo era seduto su quella panchina - ha raccontato il testimone ieri ai microfoni de La Vita in diretta - quando si è avvicinato questo giovane. Renzo ha detto: “mi ha colpito”». I carabinieri hanno subito avviato le indagini e poco dopo il delitto sono andati a prelevare Ian Patrick Sardo nella sua abitazione e l’hanno portato in caserma dove è stato sentito dagli investigatori, coordinati dalla procura. Il suo appartamento è stato posto sotto sequestro.
Stando al racconto del testimone, il ragazzo conosciuto perché in passato avrebbe avuto problemi psichici, sarebbe tornato sul luogo del delitto e avrebbe detto: «Non ho fatto nulla, non ho fatto nulla. Ma - ha aggiunto il testimone nel suo racconto - aveva il giaccone sporco di sangue».
Sempre secondo l’amico, non era la prima volta che il ragazzo chiedeva soldi alla vittima. Su tutta la vicenda vige comunque il massimo riserbo degli investigatori che stanno cercando riscontri al racconto del testimone ed elementi utili a ricostruire con esattezza il delitto.
Il giovane si difende
«Ero uscito di casa per prendere le sigarette da un amico. Non c’entro nulla con la morte di quell’uomo». Si sarebbe difeso così Ian Patrick Sardo, il 31enne fermato dai carabinieri alcune ore dopo l’omicidio di Renzo Cristofari, davanti al pm Massimiliano Siddi. Il giovane, assistito dagli avvocati Paolo Casini e Vania Bracaletti, al momento sarebbe trattenuto nella caserma dei carabinieri di Ronciglione, dove è stato portato mercoledì sera dopo che i militari lo hanno prelevato dalla sua abitazione che è stata posta sotto sequestro. Non è escluso che nelle prossime ore gli investigatori possano effettuare un sopralluogo all’interno alla ricerca di elementi utili a chiarire i lati ancora oscuri del delitto.
L’arma del delitto
Una prima risposta agli interrogativi sul delitto potrebbe arrivare dall’arma utilizzata per colpire Renzo Cristofori, arma che ancora è stata ritrovata. Lo stesso testimone oculare, sempre ai microfoni de La Vita in diretta, ha detto che non sa se il suo amico sia stato accoltellato o colpito con un cacciavite.
L’uomo ha detto che Renzo ha gridato: «Mi ha colpito» prima di accasciarsi a terra.
Il paese sotto choc
Il paese di Caprarola è sotto choc per l’accaduto. Renzo Cristofori viene descritto come un brav’uomo, un tifoso del Milan e viveva in casa con la madre 90enne.
«Renzo era il netturbino del paese. Si vedeva sempre in giro, ma non dava mai fastidio a nessuno - ricordano i vicini - Tutti i giorni faceva solo casa e lavoro, lavoro e casa. Era una brava persona».
«Siamo sconvolti – ha detto il sindaco Angelo Borgna - Renzo era conosciuto, apprezzato e benvoluto da tutti. Una persona buona e squisita, un gran lavoratore che pensava solo al lavoro. Non meritava questa fine».