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OSTIA - Un episodio di violenza, l’ennesimo, che si consuma in un pronto soccorso: è successo all’ospedale Grassi di Ostia dove un uomo ha aggredito 5 operatori sanitari. L’uomo, stando a quanto si apprende, ha dato in escandescenze dopo la richiesta negata di vedere la madre fuori orario, fino ad arrivare all’aggressione. Non è tardata la condanna unanime nei confronti dell’accaduto: «La Direzione Aziendale della ASL Roma 3 esprime solidarietà e vicinanza al personale sanitario del Grassi per la vile aggressione subita all’interno del Pronto Soccorso. Ringraziamo sentitamente i cinque operatori che, dopo quanto successo, sono rimasti in ospedale fino alla conclusione del turno di lavoro, oltre alla Vigilanza e alle Forze dell’Ordine intervenute prontamente. Al nostro personale garantiremo da subito non solo il supporto psicologico ma anche quello legale, necessari per affrontare insieme la vicenda e per fare in modo che ci siano ancora maggiore tutela e sicurezza all’interno delle nostre strutture sanitarie». Così in una nota la Direzione Aziendale della ASL Roma 3.
Piena solidarietà è stata espressa anche dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca: «Queste violenze devono finire, non smetteremo mai di dirlo a gran voce e di fare tutto il possibile per arginare l’odioso e insensato fenomeno. Un plauso particolare all’Oss e ai quattro infermieri coinvolti che, nonostante la delicata situazione, hanno continuato a garantire il loro servizio e hanno deciso di sporgere denuncia soltanto alla fine del turno di lavoro. Siamo e saremo sempre al fianco – con gratitudine – di chi presta un fondamentale servizio in favore della collettività».
Sull’episodio interviene poi l’UGLI Salute: «Il posto di lavoro come una trincea. È così che vivono gli operatori sanitari oggetto costante di episodi di violenza ai loro danni. Come quello accaduto i all’Ospedale Grassi di Ostia dove il figlio di una paziente, in evidente stato di alterazione, ha aggredito selvaggiamente colpendoli con ferocia», dichiara in una nota Gianluca Giuliano, segretario Nazionale della UGL Salute.
«Per lui, – prosegue Giuliano –, in possesso anche di un coltello rinvenuto nella sua automobile, è scattato l’arresto in flagranza di reato, come stabilito dalle nuove norme. Che però, è palese, non fermano l’escalation di folle violenza nei confronti dei professionisti della salute. Il rischio di vedere trasformare in tragedie queste, come già accaduto, aggressioni è altissimo. Per questo chiediamo al Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca di andare oltre alle parole di sdegno e di assumere tutte le iniziative per la difesa di questi lavoratori. Bisogna rafforzare la presenza delle forze dell’ordine in prossimità dei reparti più a rischio, verificare il funzionamento degli impianti di videosorveglianza ove presenti e predisporne l’istallazione se assenti, prendere esempio dalla Lombardia che sta sperimentando braccialetti antiaggressione in dotazione a tutti gli operatori collegati con le centrali operative. Non c’è più tempo bisogna attivarsi con la massima celerità per la sicurezza degli operatori», conclude Giuliano.
«Esprimiamo piena solidarietà ai 5 operatori sanitari che hanno subito la vile aggressione al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia. L’ennesimo episodio di una serie di violenze che vedono coinvolti medici e infermieri della sanità laziale e che fotografano una situazione esplosiva: è dovere delle istituzioni pubbliche tutelare il personale sanitario che quotidianamente lavora nei presidi d’emergenza - dichiara il capogruppo M5S Lazio Adriano Zuccalà. «Chiediamo a gran voce che la Asl di riferimento si costituisca parte civile e che la Regione Lazio sostenga le spese legali degli operatori coinvolti, - conclude Zuccalà - così come previsto dalla nostra mozione di aprile scorso, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio».
«L’ennesimo episodio di violenza contro il personale sanitario, avvenuto al Pronto Soccorso dell’Ospedale Grassi di Ostia, è solo la punta di un iceberg che si estende da Nord a Sud del Paese». Così l’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), dell’Unione Medica Euromediterranea (UMEM) e del Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE,che prosegue «Ma questo è solo uno dei numerosi episodi che si verificano nella quotidianità: le violenze contro operatori sanitari hanno superato nel 2024 la media di un'aggressione al giorno, con un incremento del 33% rispetto all’anno precedente».
«Ancora una volta un Pronto Soccorso, ancora una volta violenza e paura per chi lavora ogni giorno per salvare vite umane. Il 2025 si sta confermando un anno infernale per il personale sanitario: siamo ai morsi, ai calci, ai pugni, alle spedizioni punitive. Chi difende medici e infermieri?
La politica continua ad applicare misure post-aggressione, senza una reale strategia preventiva".
Dichiara il Prof. Foad Aodi, medico, giornalista internazionale, esperto in salute globale, Direttore dell’AISC (Agenzia Britannica Internazionale Informazione Senza Confini), membro del Registro Esperti FNOMCEO, quattro volte consigliere dell'OMCeO di Roma e docente dell’Università di Tor Vergata, a nome dell'Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), dell’Unione Medica Euromediterranea (UMEM) e del Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE, insieme ai rispettivi consigli direttivi.
«La violenza contro il personale sanitario non si ferma - sottolinea Aodi - e non riguarda solo i Pronto Soccorsi. Assistiamo a episodi drammatici anche nei reparti, in particolare in quelli psichiatrici, nelle guardie mediche, nelle strutture territoriali. È un problema strutturale che sta portando migliaia di professionisti a dimettersi o a cercare opportunità all'estero. Nel 2024, nei primi nove mesi, oltre 7mila medici e più di 20mila infermieri hanno lasciato il servizio per esasperazione e paura».
L’AMSI, l’UMEM e UNITI PER UNIRE esprimono solidarietà ai colleghi aggrediti e condannano fermamente questa ennesima violenza: “I Pronto Soccorsi sono ormai delle polveriere. La pressione su medici e infermieri è insostenibile e i carichi di lavoro sono immensi.
È necessario riportare serenità nei presidi di emergenza, ma per farlo servono azioni concrete: snellire i carichi di lavoro, decongestionare gli ospedali, potenziare la sanità di prossimità.
Oggi, un caso su tre che arriva al Pronto Soccorso potrebbe essere gestito sul territorio, se solo avessimo un sistema di medicina territoriale davvero funzionante», conclude Aodi.