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La provincia di Viterbo, nel 2022, è all’ultimo posto regionale (77° posto nazionale) per lo stipendio medio lordo annuale così come per la retribuzione media giornaliera, mentre é al 62° per il numero medio di giornate lavorate che la fanno la terza nel Lazio. I dati Inps sono stati elaborati dall’ufficio studi della Cgia di Mestre e si riferiscono a lavoratori subordinati del settore privato. Lo stipendio medio di un dipendente nella Tuscia, nel 2022, è stato di 17.234 euro lordi, pari a oltre 5.600 euro meno della media nazionale (22.839 euro). La retribuzione media giornaliera, invece, è stata di 73,44 euro lordi, inferiore di 20,02 euro rispetto alla media italiana. Il numero medio di giorni lavorati è stato di 234,7, inferiore di 10 giorni rispetto alla media nazionale. Sono tutti valori che portano la Tuscia nella parte medio-bassa delle graduatorie sia della produttività e, soprattutto, della consistenza salariale annuale. Nel Lazio la prima area per lo stipendio medio è la città metropolitana di Roma (18° posto in Italia) con la media di 24.243 euro, seguita da Frosinone (57° nazionale per 19.584 euro di retribuzione media); quindi Latina (65° per 18.579 euro); Rieti (70° per 17.690 euro) e Viterbo, ultima, con 17.234 euro. Per quanto riguarda la retribuzione giornaliera la Tuscia è sempre ultima nel Lazio con 73,44 euro: prima è Roma con 101,67 euro, segue Frosinone con 80,24 euro, quindi Latina (79.78 euro) e Rieti con 76,97 euro. Se per il numero di giornate effettivamente lavorate la Tuscia è terza ma ultima sul valore globale del lavoro prodotto se ne deduce che la produttività dell’occupazione nell’alto Lazio non sia sufficiente ed efficiente. Tra le motivazioni possono riprendersi quelle che distinguono il Nord dal Sud: tra tutte, forse, prevale l’assenza sul nostro territorio di multinazionali, utilities, imprese medio-grandi e società finanziarie/assicurative/bancarie che, come nota la Cgia, “tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media”. Questa tipologia di imprese sono collocate, principalmente, nelle aree metropolitane del Nord. Al tempo stesso, com’è molto usuale nel Mezzogiorno, nella Tuscia è diffuso il lavoro sommerso che, sfuggendo a ogni statistica, “provoca un abbassamento dei salari contrattualizzati”: questo fenomeno, nella provincia di Viterbo, è presente soprattutto nel lavoro agricolo, nell’edilizia e nel commercio. Che, non a caso, sono attualmente anche i settori più in crisi. Anche nella Tuscia può considerarsi, come fattore peggiorativo, la non sufficiente diffusione della contrattazione decentrata che, producendo effetti sulla produttività del lavoro, è sia poco utilizzata che premiante essendo il lavoro nella Tuscia a basso rendimento. Altri fattori “nazionali” del basso livello del reddito nel Viterbese sono l’insufficiente taglio dell’Irpef sui salari medio-bassi e i ritardi nei rinnovi dei contratti collettivi nazionali che, però, sono molto più in ritardo per il settore pubblico. Il Lazio è, trainata da Roma, la 4° regione in Italia per retribuzione media annuale con 23.175 euro (poco sopra la media nazionale di 22.839 euro), mentre è 8° per il numero di giornate lavorate (238,1, sotto la media italiana che è di 244,4). Nei tre parametri analizzati Milano è nettamente prima per la retribuzione nazionale (32.472 euro lordi), mentre ultima è Vibo Valentia con 12.923 euro lordi. La Lombardia è la prima trainata da Milano.