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CIVITAVECCHIA – È Pasqua. Aria di festa e di spensieratezza. Almeno in questi due giorni sperabilmente baciati dal sole. Poi?
Già, e poi. Be’, per la politica si profilano giornate movimentate assai.
E, come sempre più di sempre puntualmente sul pezzo, le gole profonde del Palazzo gorgheggiano che ci troviamo semplicemente in una fase di tregua armata. O meglio, di brevissima quiete prima della tempesta.
Che infurierà per restaurare il quadro della Giunta e maggiormente per incoronare il nuovo presidente dell’aula Pucci dopo che la Mari ha rassegnato le dimissioni dall’incarico pur mantenendo non sorprendentemente ma scientemente (tra poco si vedrà e si capirà) il ruolo di semplice consigliera comunale.
Andiamo per ordine e ci sarà immediatamente da intuire in che modo il sindaco Tedesco si adopererà per effettuare un rimpasto che, stando ai mille articoli che hanno impegnato a fondo i media, non si prospetta poi così agevole come si voglia far credere.
S’è infatti scritto e ribadito fino alla noia che il cambio della guardia riguarderà gli assessorati dei Lavori Pubblici e dei Servizi Sociali.
Si sono inoltre già indicati coloro che raccoglieranno il testimone di D’Ottavio e della Napoli epperò è perfettamente inutile tratteggiarne i dati somatici e precisarne nomi e cognomi perché si conoscono da tempo: sono stati “smascherati” fin dal primo momento in cui è diventata di dominio pubblico la notizia che il Primo Cittadino “fornaio” (noto e irridente copyright del trio pentastellato D’Antò-Leccis-Lucernoni) fosse pronto ad “infarinare” per la sesta volta (e battere il record di cambiamenti) la squadra di governo.
Da dopodomani dunque, per quanto concerne la (eventuale) nuova fase dell’apparato centrodestrorso, potremmo vederne delle belle.
Ma attenzione: chissà che non si registrino delle sorpresissime.
Tipo quella che colui e colei dati per strasicuri di prendere possesso delle rispettive stanze dei bottoni non riuscissero a varcarle perché ermeticamente chiuse a tripla mandata.
È risaputo difatti che tra le varie anime della maggioranza il feeling sia solo un’illusione e pertanto, della serie “chi entra Papa esce cardinale”, mai escludere fragorosi colpi di scena.
Situazione vieppiù singolare, e per certi anzi infiniti aspetti paradossale, quella attinente all’investitura del nuovo presidente del massimo consesso cittadino.
Carica importantissima che, in virtù di un accordo raggiunto all’unanimità all’indomani del trionfo della premiata ditta Tedesco & C., doveva essere assunta dal candidato (rigorosamente della coalizione vittoriosa, ovvio) più votato dagli elettori.
E proprio in base a ciò toccò alla Mari, allora esponente talmente di spicco di Forza Italia da calamitare oltre novecento preferenze.
E adesso che la stessa, peraltro con in dosso la fiammante casacca di Fratelli d’Italia (immediatamente infilata dopo che pochissimo tempo prima, in quota “azzurra”, aveva mancato per un soffio il bersaglio di Palazzo Madama), si trova sugli scranni della Pisana secondo gli attenti retroscenisti avrebbe convinto una fetta (larga? boh) dei “maggioritari” di non tener conto del sacrosanto accordo di cui sopra e soprattutto di non conferire per nessuna ragione il prestigioso ruolo al consigliere (sempre del “team” del centrodestra)classificatosi col maggior numero di consensi alle sue spalle.
Ossia a Giancarlo Frascarelli. Il quale, stando ad assordanti boatos, per ritrovarsi sul prestigioso scranno dovrà vincere la concorrenza del “pupillo” della Mari alias Cacciapuoti, “meloniano” dell’ultima ora (come d’altro canto la sua “madrina”).
Situazione pertanto di lampante irrazionalità (e di non rispetto di un patto serissimo e non pensabile all’amatriciana) che offre limpida l’immagine di una maggioranza in mille pezzi.
E ad aggravarla ulteriormente è l’atteggiamento pilatesco del Sindaco che, assurdità all’ennesima potenza, s’è guardato bene dal piazzare immediatamente i puntini sulle “i” imponendo così l’inviolabilità di quanto stabilito all’indomani della kermesse amministrativa per non far passare il rimbombante messaggio di una squadra al cui interno, se non tutti, c’è chi tende prevalentemente a sacrificare la proficua coralità sull’altare del tracotante egotismo e dell’opportunismo.
Tutto ciò a seguito della insaziabilità (tu chiamala se vuoi bulimia di potere politico) della neo consigliera regionale che non ha inteso abbandonare il seggio della “Pucci” per non privare Cacciapuoti di un voto che potrebbe risultare decisivo e nel contempo per annunciare al colto e all’inclita (cioè a tutti indistintamente, per essere chiari) che a dettare le regole del governo “pinciota” è solo ed esclusivamente lei.
Buon tutto a tutti.
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