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Deposito scorie nucleari, la Provincia torna a mobilitarsi e chiama a raccolta i sindaci per un confronto sul rapporto preliminare in vista dell’avvio della procedura Vas (valutazione ambientale strategica).
La finalità, affermata all’unanimità sia dal parlamentino di via Saffi sia dall’assemblea dei sindaci, è ribadire la netta contrarietà a ospitare il deposito nazionale di scorie radioattive e l'annesso parco tecnologico in terra di Tuscia.
Una vera e propria spada di Damocle, dato che ben 21 dei 51 siti ritenuti idonei da Sogin insistono nelle aree di 14 comuni del Viterbese.
Le due adunanze di ieri hanno dato il via alle consultazioni sul rapporto preliminare che precede l'espletamento della Vas e l'approvazione definitiva della Cnai (carta nazionale aree idonee).
«La Provincia - ha evidenziato il presidente Alessandro Romoli - si è subito attivata per riprendere la serie di osservazioni presentate già nel periodo di passaggio tra Cnapi e Cnai. Oggi (ieri ndr.) è necessario un ulteriore aggiornamento per rappresentare le criticità».
E in supporto alle osservazioni precedenti sulla non idoneità dei siti viterbesi, Palazzo Gentili intende avviare un approfondimento tecnico sui 21 siti affidando l’incarico a un professionista con l’intento di escludere le aree, prese in considerazione dalla Cnai, in base alle specifiche criticità.
Una ricognizione che «alcuni dei 14 Comuni hanno già avviato per proprio conto, come Tuscania e Canino, e che vogliamo raccordare con l’approfondimento tecnico effettuato dalla Provincia» ha sottolineato Romoli assicurando «la disponibilità anche economica dell’ente a sostegno delle spese che le amministrazioni affronteranno per gli accertamenti analisi tecnici».
Il presidente di Palazzo Gentili ha poi annunciato la volontà di promuovere nei primi giorni di gennaio un incontro con i 14 sindaci dei Comuni su cui insistono le 21 aree individuate come idonee per raccogliere le osservazioni e le criticità rilevate su ogni singolo sito.
La mozione approvata ieri prevede anche la richiesta di accesso agli atti affinché l’ente provinciale possa prendere visione di una serie di documenti intercorsi tra Sogin, Isin e Mase mai portati a conoscenza della Provincia. Atti che permetterebbero “di poter esprimere in modo compiuto” il parere dell’amministrazione provinciale, in qualità di soggetto competente in materia ambientale, il parere sul rapporto preliminare. La delibera impegna inoltre il presidente della Provincia a richiedere nell'immediato un’audizione presso la Sogin con una cabina di regia in rappresentanza del consiglio provinciale, dei sindaci, dei tecnici comunali provinciali e della Regione “al fine di rappresentare la reale situazione cartografica, geologica e idrografica del territorio provinciale, le evidenze storico-culturali, le aree a colture di pregio, la vincolistica ambientale, le infrastrutture esistenti e di progetto”.
Con l’auspicio, che è soprattutto un appello, espresso da diversi partecipanti a una sinergia totale, scevra da interessi individuali e da appartenenze di bandiera, per ribadire la contrarietà al deposito di rifiuti radioattivi che deve riguardare tutti i Comuni della Tuscia, non solo quelli in cui sono stati individuati i siti.