«No all’individuazione nel Viterbese del deposito di scorie nucleari, la nostra è una chiara presa di posizione». Il presidente della Regione Francesco Rocca è tornato ieri a ribadire la contrarietà alla localizzazione del sito nazionale di stoccaggio di rifiuti radioattivi in provincia di Viterbo. Lo ha fatto nel corso della conferenza stampa in cui ha tracciato il bilancio dei primi due anni di mandato alla guida della Pisana.
Un “No” secco e convinto che Rocca aveva già esplicitato in varie occasioni e formalizzato nel marzo 2024 con la Regione che si è costituita parte civile davanti al Tar del Lazio per l’annullamento della Carta nazionale delle aree idonee, pubblicata dal ministero all’Ambiente nel dicembre 2023. Un sostegno importante quello ribadito dall’amministrazione regionale in difesa del Viterbese e quanto mai tempestivo in questo momento che vede la Tuscia tornare a mobilitarsi contro il rischio di essere individuata come il territorio in cui localizzare il deposito nazionale di scorie nucleari. Il lancio della procedura di Vas risuona come l’ultima campanella prima della decisione definitiva. E i numeri purtroppo non sono di certo favorevoli per il Viterbese. Quasi la metà dei siti individuati come idonei sull’intero territorio nazionale insistono nella provincia di Viterbo: ben 21 sul totale di 51. Il tempo stringe e si rafforza la consapevolezza che, ora più che mai, è necessario mettere in campo tutte le azioni possibili per allontanare questa spada di Damocle che pende sulle teste di oltre 360mila persone. Il là alla nuova mobilitazione è arrivato dalla Provincia che, delineando 3 macroaree in cui sono ricomprese le 21 aree a rischio, punta sulla presentazione di un “dossier” in cui saranno raccolte le osservazioni, prettamente tecniche, frutto di analisi e valutazioni puntuali sulle criticità di ogni singolo sito preso in considerazione dalla Cnai. E domani torna ad alzare la voce per gridare No al deposito anche il Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, che fin dall’inizio di questa battaglia è stato tra i protagonisti e i fautori di varie iniziative. Come l’assemblea che si terrà domani a Nepi alle ore 17 con l’esortazione da parte del Biodistretto a una massiccia partecipazione perché «ogni cittadino deve prendere nelle sue mani il destino, il futuro della nostra comunità e del nostro territorio». Ricordando che nell’impianto saranno stoccati 95mila metri cubi di scorie radioattive, l’associazione rimarca come l'assemblea di domani sia «un’occasione importante per informare i cittadini e per confrontarsi sulle gravissime conseguenze che questa scelta avrebbe per il nostro territorio e per le nostre comunità. In questi ultimi tre anni il Biodistretto e i 13 comuni che ne fanno parte, hanno presentato “osservazioni” e critiche al progetto della Sogin». «Dopo un confronto con la Sogin che sarebbe legittimo definire farsa - proseguono gli organizzatori - i siti possibili sono passati da 22 a 21 e i comuni formalmente coinvolti nella Valutazione ambientale strategica (Vas) di questa parte della Tuscia sono ben cinque, ma nella sostanza chilometro più, chilometro meno tutti i comuni del Biodistretto sono coinvolti». «Insieme ad accademici, ricercatori, esperti abbiamo dimostrato l’incompatibilità “oggettiva” fra la Tuscia nel suo insieme e il progetto della discarica nucleare. Abbiamo ricordato ai nostri interlocutori la contraddizione irriducibile fra il nostro sistema sociale, la nostra organizzazione produttiva e la presenza di un deposito di scorie radioattive. Ragioni che con noi hanno sostenuto tutte le istituzioni, tutti i sindaci, tutti i nostri rappresentanti alla regione Lazio e le stesse autorità religiose. Ragioni che si sono scontrate con un vero e proprio muro di gomma, con interlocutori che sin qui hanno fatto come due delle tre scimmiette: non hanno sentito e non hanno visto». Il Biodistretto conclude rimarcando che «ora siamo entrati in quella fase critica nella quale le ipotesi diventano scelte, e in questo ultimo giro di boa diventerà decisiva la consapevolezza, la partecipazione, la mobilitazione e la determinazione dei nostri cittadini». E la “discarica nucleare” non è l’unica problematica che attenta all’integrità del territorio. Lo stesso presidente della Regione Rocca ha fatto riferimento agli impianti delle rinnovabili. «Questa giunta ha bloccato nuovi impianti fotovoltaici ed eolici nella Tuscia, una delle zone più belle del Lazio sventrata da parchi eolici e impianti fotovoltaici. In numero tale che il Viterbese ospita circa l’85% dell’intero volume del fotovoltaico e dell’eolico a livello regionale». Uno stop a nuovi insediamenti di rinnovabili nella Tuscia attuato dall’attuale amministrazione regionale e che Rocca ha tenuto a rimarcare e a rivendicare «visto che ogni tanto qualcuno in quella provincia se ne dimentica».