Si avvicina il summit provinciale contro il Deposito nazionale di scorie nucleari. A Canino, il 25 settembre prossimo alle 18, al teatro comunale, il Comitato per la salvaguardia del territorio di Canino e della Tuscia, unitamente a Tuscia in Movimento e con il patrocinio del Comune di Canino, accoglierà le massime autorità territoriali per trovare strategie concrete per fermare l’ipotesi della realizzazione del sito.

Il geologo Antonio Menghini del comitato illustra lo stato dell’arte.

Menghini qual è l’obiettivo dell’incontro?

«L’obiettivo dell’incontro dal titolo “La Tuscia e il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi: strategie dell’opposizione”, è di informare innanzitutto la cittadinanza, sia in merito alle motivazioni del No al Deposito, che riguardo alla situazione attuale, nonché fornire un quadro delle prospettive future e dei prossimi passi da intraprendere. Sono previsti tante autorità istituzionali e non solo. La partecipazione dei sindaci dei 60 Comuni del Viterbese e di quella del Presidente della Provincia, Alessandro Romoli, oltre a quella del consigliere regionali Enrico Panunzi, garantirà un confronto ampio tra istituzioni cittadine ed i nostri rappresentanti politici. Confidiamo anche nella presenza del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, dell’on. Mauro Rotelli, presidente della commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, dell’europarlamentare Antonella Sberna, vicepresidente del Parlamento Europeo, e dei consiglieri regionali Daniele Sabatini e e Giulio Menegali Zelli Iacobuzi».

Può sintetizzare il programma dell’evento?

«Il sindaco di Canino, Giuseppe Cesetti, aprirà l’incontro, spiegando le motivazioni del no al Deposito da parte dell’amministrazione comunale. Il presidente del Comitato di Canino, Eugenio Cesarini, mostrerà le attività dello stesso, fornendo anche un quadro delle future iniziative che saranno avviate insieme agli altri Comitati provinciali. Il vicepresidente del Comitato di Canino, Angelo Di Giorgio, farà un excursus sulle varie tappe della vicenda, sino a fornire il quadro sullo stato attuale e le possibili ulteriori iniziative di contrasto. L’avvocato Francesco Rosi, il quale ha predisposto vari ricorsi al Tar del Lazio presentati dai vari Comitati e Comuni, e dalla Provincia, dettaglierà quali azioni sono state già avviate e quali potrebbero essere gli ulteriori margini di intervento. Famiano Crucianelli, Presidente del Biodistretto della Via Amerina, darà infine voce alla Rete dei Comitati provinciali».

A che punto sono le azioni legali contro il Deposito?

«Siamo in attesa di conoscere l’esito dei vari ricorsi al Tar del Lazio, sostanzialmente contro la selezione dei siti idonei operata da Sogin, sperando in una risposta più favorevole, rispetto a quella, di qualche mese fa, che ci ha negato l’accesso agli atti con i quali Sogin e i Ministeri competenti hanno confermato l’idoneità di 21 aree nel Viterbese, sulle 51 in tutta Italia. In caso negativo, non ci rimarrà che appellarci alla Corte di Giustizia Europea. Nel frattempo spingeremo per richiedere con forza l’avvio di tavoli tecnici, dove dovranno sedere ed avere voce in capitolo anche tecnici ed esperti espressi dalla Rete dei Comitati, nella prospettiva di giungere ad una decisione condivisa e partecipata».

Che rapporti avete avuto, fino a ora, con Sogin?

«Da parte di Sogin non vi è stata alcuna volontà di interloquire, come già purtroppo reso palese a seguito del seminario di qualche anno fa, dove le osservazioni tecniche presentate dai vari Comitati e da esperti di molte Università ed enti di ricerca, furono completamente ignorate. Anzi, con puntualità, vengono fatti uscire comunicati al solo scopo di generare confusione ed incertezza, come nell’ultimo caso delle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Sogin, il quale ipotizzava un rinnovato interesse da parte dell’Amministrazione di Trino Vercellese di ospitare il deposito, interesse prontamente e vigorosamente smentito dalle realtà locali».

A livello normativo ci sono novità sul nucleare?

«Sì. È attualmente in discussione in Senato il disegno di legge n°1132, che dovrebbe normare il ritorno all’uso dell’energia nucleare e che prevede la localizzazione del Deposito nazionale entro 1 anno, a partire dalla data di entrata in vigore della legge. Vi è quindi la pericolosa strategia di mischiare due tematiche completamente differenti, che andrebbero invece analizzate separatamente con obiettività: la questione del Deposito deve essere risolta indipendentemente dalle scelte energetiche future. Va sottolineato che i Comitati non intendono prendere parte al dibattito sul ritorno o meno al nucleare: il loro obiettivo è quello essenzialmente di salvaguardare il territorio ed i cittadini riguardo a decisioni che incideranno negativamente per le prossime centinaia di ann