PHOTO
C’è una proposta di legge all’esame dell’ottava commissione del Senato che agita il Comitato cittadino per la salvaguardia del territorio di Canino e della Tuscia.
Si tratta di una proposta relativa alle “disposizioni per la costruzione di nuovi impianti di produzione di energia nucleare” che all’articolo 7 affronta la questione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dove si esplicita che la localizzazione del suddetto deposito dovrà avvenire entro un anno, a partire dalla data di entrata in vigore della legge. Una previsione sulla quale il Comitato alza “le antenne”.
«Questo - dice infatti il comitato in una nota - ignorando del tutto le problematiche emerse dall’analisi oggettiva dei criteri di selezione adottati da Sogin, poi avallati dai Ministeri competenti. Le obiezioni contro la selezione dei siti idonei, validamente supportate da dati scientifici che abbracciano le discipline economiche, sociali, sanitarie, idrogeologiche ed ambientali, sono state esplicitate dai locali portatori di interessi, nonché da docenti dell’Università della Tuscia». Ma il nocciolo della questione è un altro.
«Il fatto però che tale decisione venga collegata direttamente alla complessa questione del ritorno al nucleare, tende a sminuirne la complessità - aggiunge il Comitato di Canino - Si tratta infatti di due temi che andrebbero trattati in maniera completamente separata, perché il rischio concreto che intravediamo è che, se il ritorno al nucleare verrà effettivamente promosso da questo Governo, la questione del Deposito nazionale verrà considerata come secondaria, di minor rilevanza, a fronte di scelte nazionali strategiche di carattere energetico».
Secondo il Comitato «l’attività di opposizione di questo Comitato, così come di tutte le realtà amministrative e produttive locali, verrà vista come un intralcio obsoleto, che non si coniuga con quelle scelte energetiche che, a prescindere da come la si pensi, il Governo rivendica come utili per il Paese»
A conferma di tale rischio, il Comitato riporta la Relazione annuale dell’Isin al Governo e al Parlamento presentata quest’anno.
«Al punto 2.5 - spiega il Comitato - sottolinea che “il permanere di questa situazione di incertezza sui tempi di realizzazione del Deposito nazionale finisce per far lievitare gli investimenti (a carico della collettività) necessari per adeguare le strutture provvisorie di deposito e per la realizzazione dei nuovi depositi temporanei necessari per stoccare i rifiuti prodotti dalle operazioni di decommissioning».
Il Comitato quindi specifica che la sua posizione non è quella di «esprimersi sul ritorno o meno al nucleare», quanto quella «di contrastare la metodologia sin qui adottata per la scelta del sito di localizzazione del Deposito».
Da qui l’appello: «Chiediamo pertanto che i nostri rappresentanti al Senato eletti presso le nostre circoscrizioni, si facciano carico del problema e portavoci delle numerose perplessità che abbiamo sollevato da anni, cercando in tutti i modi di far presente le rivendicazioni espresse da tutti gli enti territoriali, costituiti dai 60 Sindaci del Viterbese, dai presidenti della Provincia e della Regione Lazio, che hanno presentato congiuntamente un ricorso al Tar Lazio contro la selezione proposta dalla Cnai (Carta nazionale delle aree Idonee)».
«Non conoscendo la tempistica certa sull’iter di tale disegno di legge - conclude il Comitato - auspichiamo che la selezione del sito idoneo ad ospitare il Deposito nazionale venga condotta con tempi e modalità adeguate, del tutto differenti da quelle sino ad oggi adottate».